
Nel precedente articolo, avevo accennato alla questione dello sbilanciamento del mercato causato dai prezzi di vendita imposti alle opere digitali, racconti e romanzi. Vorrei tornare sulla questione, dato che è uno dei temi che ciclicamente emerge parlando di lettura o scrittura. Ci sono, nel mondo dell’editoria digitale, tanto nel self publishing quanto nelle pubblicazioni tradizionali, racconti venduti a prezzi eccessivi oppure romanzi venduti a prezzi irrisori. Ciò comporta una svalutazione dei prodotti, in entrambi i sensi. Il romanzo venduto a un prezzo troppo basso fa concorrenza sleale verso chi cerca di impostare un prezzo adeguato, il racconto si trova a competere con romanzi sottovalutati oppure, se ha un prezzo troppo alto, con prodotti adeguati per quella fascia di prezzo. C’è una situazione torbida e caotica, dicevo nell’altro post, per cui tanto gli autori quanto i lettori si ritrovano a che fare con un mercato inquinato.
Ovviamente tutto questo esiste perché Internet dà la possibilità a tutti di dire ciò che si pensa. Se la questione avvenisse in una libreria, il lettore non andrebbe fin sotto agli uffici dell’editore per dire che il nuovo romanzo a 20€ costa troppo e che per lo stesso tanto può comprarsi altri due libri di minor prezzo. Dato che Internet è il mezzo attraverso cui le opere digitali possono essere pubblicizzate, ci si scontra con il parere di chiunque. Fa parte dei giochi.
Se un autore indipendente si vede accusato di aver messo un prezzo eccessivo a un suo racconto, quando questo è pari a 0,99€, il minimo che si possa chiedere, allora è evidente che qualcosa nel meccanismo del mercato si è inceppato. C’è poi la questione dell’autore famosissimo, il cui racconto è venduto a 4,99€. Oppure un romanzo venduto a 0,99€. Di esempi di questo tipo ne sono pieni i rivenditori online, basta farsi un giro per notare incongruenze e assurdità.

Quindi qual è il prezzo giusto? Fondamentalmente, quello che decide l’autore/editore. Mi rendo conto che questo sembra contraddire tutto ciò che ho illustrato, ma in realtà la faccenda sta nel riuscire a riconoscere le storture del mercato a prescindere da una tabella che indichi qual è il prezzo corretto per ogni tipologia di testo. L’autore/editore può decidere il prezzo in base a tantissime motivazioni: in base al numero di parole – non di pagine, beninteso, dato che nell’era digitale questo termine di paragone perde di significato – oppure in base al lavoro di documentazione e ricerca effettuato, oppure ancora in base all’esito del tiro di un dado. Qualunque sia la ragione, il prezzo dell’opera rimane quello. Nessuno può farci nulla, se non l’autore/editore. L’importante è riuscire a capire se il prezzo che si è impostato è davvero equo o se sta in qualche modo sbilanciando il mercato. Questo è nelle mani degli autori: la necessità di non contribuire al panorama di prezzi eccessivi o troppo bassi.
Il lettore è ovviamente libero di acquistare o meno in base a tantissime motivazioni: interesse per la storia, bellezza della copertina, risultato del lancio di una moneta. Può accorgersi o meno di un eccesso o di una sottovalutazione, se pensa a cosa sta guardando. Ogni tipologia di testo ha una sua fascia di prezzo preferenziale. Questo aspetto può essere preso o meno in considerazione, quando si effettua l’acquisto. L’importante è che il lettore sviluppi uno spirito critico verso i prezzi: se sta comprando un’opera a cui è stato impostato un prezzo adeguato o se si tratta di un’opera che inquina il mercato. Tutto è nelle mani del lettore, e questo è fondamentale per lo sviluppo dell’economia degli eBook. Il giudizio per l’acquisto o meno di un’opera dovrebbe basarsi, insomma, solo su quell’opera, e non sulle altre opere presenti nel mercato.