
C’era una volta la guerra dei formati.
Le leggende narrano di un tempo in cui il dominio era in mano al Popolo Della Fissità, il quale lo esercitava in lungo e in largo, apprezzato da tutti a destra e a manca. Poi arrivarono nuove e più temibili etnie e l’incontro tra le diverse culture, anziché favorire l’integrazione, portò allo scontro. Quindi, di fronte al Popolo Della Fissità si ersero principalmente due eserciti, gli altri ebbero vita troppo breve per trovarne riscontro nelle cronache. Furono l’Equipe Pubblica Urbana Benevola e il Movimento Organizzato Benestante Internazionale a imporsi sul campo di battaglia.
Da quel momento la ferocia dei combattimenti raggiunse vette inimmaginabili: chiunque, per timore di soccombere, si schierava da una parte o dall’altra, sperando di aver scelto la formazione giusta. La guerra si protrasse così a lungo che gli eserciti ebbero il tempo di modificarsi, evolvere in nuovi schieramenti. Il Popolo Della Fissità, considerando il suo stesso nome, ebbe tempo di rimanere identico a sé stesso, cedendo il passo ai nuovi arrivati.
Tuttavia vi era ancora ostilità, tra i sopravvissuti. Il sangue chiamava altro sangue, e quando nella memoria di tutti il Popolo Della Fissità era ormai svanito, l’Equipe e il Movimento, e le loro rispettive ramificazioni, continuarono a farsi la guerra. La guerra dei formati.
Di tutto ciò, oggi, non conta più nulla.
Oggi è l’era dei dispositivi. Un periodo di calma e pace. Be’, più o meno, sacche di resistenza si annidano ancora nei luoghi più impensabili. Comunque, in questo mondo chiamato Regno della Lettura, oggi ad averla vinta sono i dispositivi, non i formati. Strano come, a fronte di una guerra combattuta dai formati, a vincere siano stati i dispositivi, rimasti nell’ombra per tutto il tempo, salvo poi emergere a decretare la fine delle ostilità. Oppure non è poi così strano, considerando che a vincere una guerra non è quasi mai chi vince effettivamente.

La lettura digitale è un fenomeno abbastanza recente, ma se consideriamo le dinamiche degli eventi informatici e quelle di Internet, gli inizi, quando ancora si pensava che un PDF fosse considerabile come un eBook, si perdono ormai nell’oblio. Certo, come dicevo ci sono ancora sacche di resistenza, e qualcuno ancora pensa – possibile? – che un PDF possa essere considerato un eBook. Ci furono i primi formati effettivamente legati al mondo dei libri elettronici, ma nessuno conserva memoria di quelle sigle. Invece si è sentito parlare di ePub da un lato e Mobi dall’altro. C’è poi da sottolineare come già il Mobi sia un formato diventato quasi trasparente, dal punto di vista dell’utente medio. Quello stesso utente medio che, della guerra dei formati, se ne frega altamente, dato che lui possiede un dispositivo, non un formato.
È quello che ha determinato la fine delle ostilità: il dispositivo. Inutile, comunque, indignarsi: la pace mette d’accordo tutti, a meno di non voler essere guerrafondai a tutti i costi. Viviamo circondati da dispositivi, frutto di una rivoluzione tecnologica e informatica incredibile e nel Regno della Lettura gli effetti si sono fatti sentire come in tutti gli altri Regni. Gli eBook reader si sono diffusi, ormai si trovano anche nei grandi negozi di elettronica, azzerando la distanza tra prodotto e consumatore. Per chi non ha un lettore di libri elettronici, tutti gli altri dispositivi sono comunque favorevoli ad accogliere eBook: tablet, smartphone, computer, con programmi e applicazioni dedicate.

Gli utenti, come è anche giusto che sia, acquistano gli eBook in base al proprio dispositivo. È fondamentalmente questo passaggio ad aver sancito la chiusura di ogni dibattito sulla superiorità o meno di un formato specifico. Chi possiede un Kindle, andrà su Amazon ad acquistare gli eBook. Non sarà interessato a sapere se quello che compra è un Mobi o è il formato AZW, il vero e proprio formato di casa Amazon: è l’eBook del Kindle, quindi va bene. Chi possiede un Kobo, andrà sul Kobo Store a fare acquisti, e non gli sarà necessario sapere che sta acquistando un ePub. Chi possiede un sistema Android o un sistema Apple, sarà portato a fare un salto su Google Play o su iTunes, prima che negli altri negozi.
Insomma, la guerra dei formati è finita ed è inutile richiamarla alla memoria. I dispositivi si sono imposti su tutto il resto, avvicinando l’utente, laddove i formati, con la loro natura informatica, tendevano ad allontanarli. E nell’era dei dispositivi, alcuni dispositivi si sono imposti più di altri. L’unica cosa che si può fare, da scrittori indipendenti, è seguire l’andamento del mercato, assecondando i gusti dei sopravvissuti alla guerra dei formati rendendo disponibili gli eBook nei negozi specifici. Senza negare l’importanza dell’uno o dell’altro. Una diffusione selezionata, ma non eccessiva, per coprire quelle che sono le più ampie fette di pubblico legate ai dispositivi. Del resto, l’utente che è alla ricerca del formato X, anche se non ha uno specifico negozio di riferimento, troverà quello che cerca, se la diffusione ha seguito questa direzione.
Anche in tempo di pace, però, l’incontro tra culture favorisce lo scontro, anziché la condivisione. Dunque anche nell’era dei dispositivi, esiste una guerra dei dispositivi. L’importante, per chi scrive, è non farsi coinvolgere.

Ciao Gianluca, sono passato per mandarti un saluto.
La guerra dei formati serve solo a distogliere l’attenzione dal vero problema, la questione delle licenze (non più proprietà, come eravamo abituati da Fissati) e le relative restrizioni. Senza DMCA il lettore militante non avrebbe difficoltà a passare da un formato all’altro, o da un dispositivo all’altro. Stando così le cose, nasce – non spontanea ma intenzionale – una tensione fra le due o più “culture”. A me viene da pensare a 1984, giusto per mantenere la metafora. Sono però d’accordo sul fatto che l’utente non militante (il 99%) è totalmente trasparente a queste “guerre”, almeno fino a quando non si trova la libreria svuotata o illeggibile. 🙂
Sì, ma la questione dell’apertura o meno delle licenze ha un senso fino a un certo punto. Finché si parla di filosofia informatica va bene, e io stesso sono vicino alla cultura e agli standard aperti, ma poi bisogna scendere a compromessi con la realtà dei fatti, con quel 99%, appunto, che non conosce queste dinamiche.
Il dispositivo occulta tutto il resto, formato&licenza, quindi alla fine più che il formato va “inseguito” il dispositivo. Del resto se scriviamo e non ci teniamo tutto per noi, lo facciamo per raggiungere il maggior numero di lettori possibili.